53 SULLA RUOTA DI VENEZIA : Un caso nazionale
É il titolo di un romanzo breve, edito da MGC edizioni, scritto dal poeta RICCARDO MARIA GRADASSI, ideatore del “meditazionismo letterario”, già noto ai visitatori di questo sito. É al suo primo esordio di narratore. Il suo racconto porta sulla scena la trama di un romanzo psicologico. Una vicenda drammatica, che scatena altri piccoli drammi, che si risolvono poi in una conclusione felice. Il “deus ex machina”, che interviene sulla scena per risolvere l’intricata situazione dei protagonisti, apparentemente senza via d’uscita, non è il dio delle antiche tragedie greche. É invece il “gioco del lotto”, causa scatenante del dramma, a sanare in parte le tragiche conseguenze che ha determinato. In parte, perché la perdita di una persona cara resta un marchio che segnerà a fuoco l’esistenza del protagonista e la sua speranza di un lieto vivere.
L’oggetto del racconto è dunque il gioco legale del lotto, spinto fino a diventare un “gioco” d’azzardo, perseguito fino al delirio e al suicidio. Impropriamente si chiama gioco, ciò che è assimilabile a una scommessa, da cui si spera, dietro pagamento di una somma di denaro, sul futuro esito di un evento aleatorio: ricevere un “premio” maggiore del prezzo pagato. Il gioco come attività ludica, invece, finalizzata alla ricreazione e allo svago, è parte essenziale del dramma della vita, è consolazione della sofferenza. Una vita dedita al “gioco d’azzardo”, invece, può diventare, come descritto nel racconto, un “gioco al massacro”, cioè una vera e propria patologia, alimentata dall’eccitazione al rischio, che sfocia nel suicidio. Dall’esperienza negativa della sofferenza, però, i protagonisti del racconto apprendono il senso vero della vita. Il sorriso è la maschera con la quale essi dignitosamente nascondono la difficoltà nel vivere quotidianamente. Soli, amareggiati, oppressi da una realtà ostile, ricevono conforto e aiuto da un amico. La società, al contrario, si mostra fredda, indifferente al loro dramma, esigente nel rispetto delle dure necessità della vita. Il tempo non va sprecato: è lavoro che produce denaro. Il lavoro è merce di scambio con cui ottenere denaro. Il denaro è merce con cui acquistare altra merce per soddisfare non solo bisogni necessari, ma anche superflui, indotti dalla pubblicità. Il lavoratore deve nascondere il suo dramma personale per continuare a vivere, vendendosi come merce sul mercato, valorizzando se stesso come merce in competizione con altra merce lavoro. É la dura legge del mercato, cui non interessa l’identità della persona e il suo dramma.
Lucio Apulo Daunio |